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I migranti a Pordenone

 

di GIAN ANDREA FRANCHI, WILLER MONTEFUSCO e MIMMO SERSANTE

Il contributo che segue vuole essere un primo passo per affrontare il tema dei migranti, in modo da cercare di stabilire contatti con chi opera in questo settore e avviare una discussione sui temi fondamentali della condizione migrante, specialmente nella fase attuale di perdurante crisi economica. Un eventuale esito di tale discussione potrebbe essere anche la definizione di linee per un percorso di conricerca con i migranti stessi.

1. Dati sulla presenza

Nel 2011 in Friuli Venezia-Giulia erano presenti circa 91.000 migranti non-UE con un incremento di quasi il 4% (quasi 4.000 unità rispetto all’anno precedente). La popolazione migrante risulta essere circa il 9 % della popolazione totale della regione. Il Friuli Venezia-Giulia presenta quindi un’alta incidenza di stranieri non-UE. Riguardo alla provenienza, il gruppo più numeroso è quello proveniente dall’est-Europa: nell’ordine, albanese (13.000 unità), serbi (quasi 8.000), croati (quasi 6.000), Ucraina, Bosnia, Macedonia, Kosovo, Moldova; poi Nord-Africa (6.000), Ghana (più di 5.000) Bangladesh (3.900), Cina (3.600).

Al 31/12/2012 a Pordenone e provincia i migranti erano  circa 31.000, con un’incidenza di più dell’11% sulla popolazione totale residente, mentre in Italia la percentuale si aggira intorno al 6-7%. La ragione di tale alta incidenza va ricercata nella struttura produttiva della provincia, caratterizzata da tre importanti settori: la filiera meccanica, con numerose aziende di subfornitura, le costruzioni e, in parte, l’agricoltura e il settore del mobile. A Pordenone e provincia gli stranieri sono il 21% degli occupati e il 46 % della manodopera nel settore industriale. Le donne rappresentano la metà della popolazione straniera. Il tasso di criminalità tra gli stranieri non è particolarmente elevato e non costituisce un problema rilevante, e il controllo da parte degli organi di polizia è molto stretto, sia per ragioni storiche – la presenza da anni di una grossa base militare americana nella vicina Aviano – sia per la rilevante presenza di migranti.

2. Forme spontanee di auto-organizzazione

Negli anni si sono avute forme diverse di auto-organizzazione, di stile differente a seconda della provenienza. Scarse le forme di organizzazione dei migranti est-europei, a causa, da un lato della relativa vicinanza con i paesi di provenienza, e in parte per i minori problemi riguardo al soggiorno in Italia, data la relativa similarità di abitudini, stili di vita e, non ultimo, il colore della pelle.

Per quel che riguarda uno dei gruppi più numerosi – i migranti provenienti dal centro-west Africa (Nigeria, Costa d’Avorio, Burkina Faso) e, in particolare, quello dei ghanesi (più di 1.000 a Pordenone centro) – la forma più diffusa di auto-organizzazione è su base religiosa: esistono 12 gruppi diversi, di religione cristiana-protestante, che si riuniscono in capannoni industriali affittati alla periferia della città e in cui svolgono le funzioni religiose. Ogni gruppo raccoglie diverse centinaia di migranti e costituisce momenti di aggregazione e socializzazione (ogni comunità ha uno spazio per i bambini e mercatini improvvisati all’esterno), posto che l’interazione con la popolazione italiana al di fuori del posto di lavoro è assai scarsa, nonostante la retorica ufficiale sull’”integrazione” e la “buona accoglienza”. Anche i migranti nord-africani si raccolgono per lo più intorno al Centro islamico, che da diversi anni opera nella città.

Oltre a queste, esistono diverse associazioni laiche su base nazionale: Ghana Nationals Association, Associazione Ivoriani, Associazione Nigeriani, Associazione Mondo Tuareg, Associazione Burkinabé, Associazione Immigrati. Queste associazioni, tranne l’Associazione Immigrati che raccoglie italiani e migranti, sono fortemente istituzionalizzate e hanno rapporti regolari con le rispettive rappresentanze diplomatiche. Tuttavia questo non ha impedito Un fenomeno interessante degli ultimi due anni, è la costituzione, anche se appena embrionale, di gruppi femminili, (Women of Substance, nigeriana, e Associazione Donne Burkinabé), nati al di fuori delle rispettive associazioni, che tentano un percorso autonomo, peraltro pieno di difficoltà. In particolare, dall’esito incerto è il tentativo di costituzione di un gruppo di donne arabe, che ha incontrato e incontra forti resistenze da parte della componente maschile e anche delle autorità islamiche. Un discorso a parte va fatto per l’Associazione Immigrati di Pordenone, operante da molti anni, che all’inizio era costituita da migranti di varia provenienza e da italiani e che si caratterizzava come spazio di aggregazione e di assistenza per i migranti, mentre negli ultimi anni ha assunto un carattere più militante. Attualmente opera in una sede aperta due giorni la settimana per informazioni e assistenza soprattutto per le documentazioni, ma costituisce anche un punto di raccordo e di coordinamento tra le varie associazioni esistenti per la mobilitazione su obiettivi che riguardano la condizione dei migranti più in generale. Nella sede dell’Associazione Immigrati si tengono riunioni regolari una volta al mese, e in casi particolari anche più spesso, con i rappresentanti soprattutto delle associazioni di migranti del centro-west-Africa, per valutare la situazione generale e per discutere gli obiettivi e le pratiche di lotta. Il gruppo è informale, non esistono organi o cariche formalizzate e le riunioni sono aperte non solo ai rappresentanti ma anche a chiunque voglia partecipare. Il gruppo ha dimostrato di funzionare in termini di discussione e di comunicazione di informazioni e di parole d’ordine, problema non secondario posto che le linee di comunicazione con i migranti sono relativamente lente. Pratica regolare è la stesura di volantini e comunicazioni in almeno due lingue, inglese e francese.

3. La politica istituzionale

Dopo una parentesi di governo regionale di centro-sinistra, in cui la questione dei migranti è stata affrontata in termini più aperti e favorevoli, da cinque anni il governo di centro-destra ha effettuato una brusca inversione nei confronti dei migranti, all’insegna della precedenza degli interessi dei residenti italiani. In particolare, l’approvazione della legge regionale sul welfare del novembre 2011 rappresenta un netto peggioramento per quel che riguarda i finanziamenti a favore dei migranti. La legge, dopo lunga discussione, prevede che l’accesso al welfare sia limitato ai migranti in possesso del permesso di soggiorno per lungo soggiornanti (la vecchia “carta di soggiorno”, rilasciata su richiesta a chi risiede regolarmente in Italia da almeno 5 anni) e una residenza di due anni in regione. A differenza dei permessi di soggiorno che durano di solito due anni, quello per lungo soggiornanti è un permesso di soggiorno a tempo indeterminato, che non deve essere rinnovato ma solo aggiornato, e costituisce una sorta di via di mezzo tra permesso di soggiorno e cittadinanza (che richiede invece almeno dieci anni di soggiorno regolare ed è concesso a discrezione). L’effetto di questa legge è che più della metà dei migranti in regione saranno esclusi da tutte le forme di sostegno (buoni per i nuovi nati, sussidio per gli affitti e le famiglie numerose, ecc.), che diventano essenziali in un momento di grave crisi occupazionale.

I rapporti con le amministrazioni comunali sono stati assai alterni e non privi di contraddizioni e tensioni, nonostante il Comune sia stato retto per dieci anni da giunte di centro-sinistra. Da parte dell’amministrazione attuale, anch’essa di centro-sinistra e in carica da tre anni, l’atteggiamento verso i migranti è formalmente aperto ma tiepido nei fatti. Le richieste dei migranti di disapplicare la legge regionale sul welfare, sulla scia del comune di Udine e di altri comuni della regione, è stata accolta solo in parte, ma non nella sostanza, per cui resta vigente la limitazione dell’accesso al welfare ai soli detentori del permesso per lungo soggiornanti. In particolare, sulla questione della riapertura dell’ambulatorio per irregolari, al quale i migranti non in possesso di documenti potevano rivolgersi senza paura di essere denunciati, e chiuso arbitrariamente nel 2009 per il rifiuto del presidente dell’ASL (di nomina leghista) di rinnovare  la convenzione per il suo funzionamento, l’attuale amministrazione è rimasta inerte e poco propensa a mettere in atto passi concreti per una soluzione soddisfacente.

4. Lotte

Negli ultimi due anni ci sono stati momenti rilevanti di lotta, che hanno visto coinvolti molti migranti. Il problema essenziale era la lentezza  degli organi di polizia nel rilascio dei permessi di soggiorno: alcune richieste di permesso e di rinnovo giacevano dal 2007 e i tempi di rilascio dei documenti erano abnormi, con notevoli disagi e problemi per i migranti, ma alla questione si aggiungevano altri problemi irrisolti. Dopo circa un mese di discussione e di informazione tra le associazioni e i gruppi religiosi,  è stata decisa  e tenuta una manifestazione in città il 5 febbraio 2011, alla quale hanno partecipato più di mille migranti[1], e sostenuta da Usb, Iniziativa Libertaria e Rifondazione Comunista. La manifestazione ha avuto diversi effetti: prima di tutto, una riunione immediata tra le associazioni dei migranti e le maggiori autorità e istituzioni – Prefetto, Questura, Comune, Provincia ed enti pubblici coinvolti nella gestione dell’immigrazione; poi successivi incontri separati con i diversi organi. Il risultato è stato un aumento del personale[2] per affrontare il problema della lentezza dei procedimenti burocratici e l’apertura in Questura di un Info-point, in modo da alleggerire le interminabili code fuori degli uffici anche per una semplice richiesta di informazioni e in condizioni climatiche avverse. Per sollecitare gli interventi e per richiamare l’attenzione sugli altri problemi dei migranti – casa, lavoro, welfare e assistenza sanitaria – viene decisa un’altra manifestazione il 9 luglio 2011, altrettanto numerosa.[3]

L’ultima mobilitazione è stata il 10 novembre 2012, quando l’organizzazione fascista Fiamma Tricolore ha tenuto a Pordenone una manifestazione espressamente contro gli immigrati – definiti “parassiti”, e decisa a Pordenone proprio perché vi è una rilevante presenza migrante. Dopo un’assemblea insieme alle altre forze antifasciste – Iniziativa libertaria, Rifondazione Comunista e organizzazioni sindacali – si è tenuta una manifestazione a cui hanno partecipato,- nonostante la ristrettezza dei tempi di organizzazione, numerosi migranti che hanno preso la parola durante la dimostrazione.[4]

Un altro effetto rilevante delle mobilitazioni è stato la messa in discussione dell’immagine ufficiale della condizione dei migranti a Pordenone: sebbene non si siano mai verificati episodi particolarmente pesanti di reazione e di discriminazione anti-immigrati, né esistano nelle periferie della città aree che si possano definire “ghettizzate” – non ancora, almeno – la situazione è tutt’altro che rosea. Pordenone offre l’immagine di cittadina di provincia tranquilla e accogliente rispetto agli stranieri. In realtà, la situazione non è così come viene di solito descritta. I migranti sono tollerati perché sono necessari nelle numerose fabbriche della provincia ma quando sono improvvisamente apparsi per il centro, le reazioni sono state di stupore, fastidio e irritazione. Infine, le mobilitazioni hanno rappresentato un momento di maggiore consapevolezza da parte dei migranti e di loro aggregazione su obiettivi comuni.

Attualmente, la situazione riguardo ai tempi dei documenti è migliorata, ma si sono aggravati i problemi a causa della crisi economica. In particolare, sempre più acuto è il problema del lavoro: per quel che riguarda i migranti, si assiste per il secondo anno consecutivo a un saldo negativo delle assunzioni di lavoratori stranieri (- 591 nel 2010, – 837 nel 2011). La questione è ovviamente è nevralgica, posto che il permesso di soggiorno è legato rigidamente al lavoro e al reddito.

Un altro problema che diventa pesante è la questione delle abitazioni. Mentre in una prima fase la ricerca era prevalentemente legata a un posto letto, in seguito i migranti hanno risposto alla necessità abitativa mediante l’accesso al mercato immobiliare, grazie anche alla possibilità di accesso al credito bancario. La crisi ha colpito in modo sensibile gli stranieri: più del 16 % ha problemi relativi alla casa (perdita dell’abitazione, sfratto, spese di condominio, ecc.). Inoltre, se prima il problema riguardava essenzialmente il singolo, ora coinvolge sempre più interi nuclei familiari. La questione è aggravata ulteriormente dal fatto che il permesso di soggiorno, oltre che legato al lavoro, è connesso alla disponibilità di un alloggio idoneo secondo leggi che, naturalmente, si applicano in modo rigido nei confronti degli immigrati.

Il terzo problema molto sentito dai migranti è la disponibilità di spazi sia come sedi di associazioni che per manifestazioni di vario genere.

Infine, questione sul tappeto da più di tre anni è l’ambulatorio per irregolari, posto che a causa della crisi il numero degli irregolari tende ad aumentare, nonostante l’allungamento della durata (fino a 1 anno) del permesso di soggiorno in attesa di occupazione. A questi si sommano altri 200 irregolari ai quali è stata rifiutata a Pordenone la regolarizzazione del 2009: in totale ci sono quindi diverse centinaia di irregolari che non possono avere neanche l’assistenza sanitaria.

Su questi temi si prevedono ulteriori mobilitazioni.



[1]  Messaggero Veneto, 7 febbraio 2011: “Immigrati, ieri la marcia dei mille. Attimi di tensione e stop al traffico”, “Stranieri in strada per chiedere più rispetto per i loro diritti. Gli animi si sono accesi davanti alla Questura”; Il Gazzettino, 7 febbraio 2011: “Africani, il disagio in corteo. Lavoro, burocrazia, razzismo i temi della protesta più numerosa di sempre”, “Esasperati. La comunità straniera ha manifestato ieri con quasi 1.500 persone per rivendicare maggiori diritti in tema di permesso di soggiorno contributi previdenziali e attenzione da parte delle istituzioni”.

[2]  Messaggero Veneto, 3 marzo 2011: “Il questore: ‘Più uomini all’ufficio stranieri’. Trafila tra Napoli, Roma e Pordenone per i permessi di soggiorno. Tempo medio troppo lungo. Il vertice. I rappresentanti dei migranti ricevuti dal capo della polizia. Il 10 marzo incontro col sindaco, poi decisione sulla mobilitazione”.

[3]  Messaggero Veneto, 9 luglio 2011: “La rabbia dei migranti invade il centro. ‘Stranieri’, centinaia in città. Slogan della manifestazione: vogliamo pari diritti. Momenti di tensione quando hanno tentato di recarsi in Questura”.

[4]  Messaggero Veneto, 11 nov. 2012: “Gli immigrati: ‘Non siamo un limite, ma una risorsa’. Numerosi gli stranieri tra le fila di RC, movimenti di sinistra, Fiom e studenti. Non solo RC: all’iniziativa hanno preso parte anche esponenti della Fiom e un alto numero di stranieri, in particolar modo africani, ma anche di altre nazionalità”.

 

 

 

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