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Francia autunno 2010: la nuova fabbrica è la metropoli

 

di GIORGIO GRIZIOTTI

Contesto: in Francia al rientro delle vacanze estive i Sindacati sono costretti a indire una prima manifestazione nazionale per tentare di aprire una trattativa sulla legge che aumenterà di due anni l’età pensionabile per tutti.Combinandosi con la lunga durata di pagamento degli oneri sociali, questo renderà il dispositivo francese fra i più duri in Europa.

Il piano del Governo Sarkozy è chiarissimo e dichiarato: non accettare nessuna mediazione, ridurre al minimo il dibattito e approvare la legge in tempi brevi.

Il potere sa bene che la principale arma sindacale, quella della logica blocco contro blocco, con scioperi ad oltranza nei trasporti che avevano funzionato nel ’95, è spuntata; inoltre era riuscito a dividere i sindacati nel 2008 facendo passare, in connivenza con la CGT (un equivalente della CGIL) e la CFDT (idem CISL), una legge che riduce il potere sindacale sui luoghi di lavoro e marginalizza le altre grandi centrali.

Tutto quindi sembra essere a favore di una scarsa mobilitazione.

Invece qualcosa di nuovo e sorprendente succede e si annuncia sin dalla prima manifestazione che mobilita più di due milioni di persone in apertura di stagione, il 7 settembre.

Il nuovo che caratterizza questo movimento, e che fra l’altro gli ha permesso di continuare a crescere quando per dieci volte era stato dato per spacciato, è la sua articolazione e la sua dinamica.

I Sindacati, senza troppo crederci, erano partiti sui vecchi schemi, qualche manifestazione per aprire delle trattative per poi andare all’eventuale braccio di ferro dello sciopero prolungato in una parte dell’impiego pubblico o parastatale come i ferrovieri, gli addetti ai trasporti urbani, gli insegnanti etc.

Nelle precedenti crisi infatti sono sopratutto i lavoratori statali e parastatali (amministrazione centrale o locale, trasporti, insegnamento e sanità) che avevano ancora avuto i margini di manovra per fare scioperi lunghi, tutti gli altri dipendenti o nell’orbita dell’impresa privata si erano dovuti accontentare di delegare e dare consenso.

Ed invece il fenomeno nuovo è il congegnarsi di manifestazioni sempre più gigantesche con l’incontenibile miriade di azioni ed attività sul territorio della metropoli dove i due fenomeni si completano e si amplificano a vicenda.

Le manifestazioni indette dai sindacati sono dense, variegate; progressivamente si aggiungono gli studenti, prima i liceali, poi le università e poi la moltitudine in tutte le sue singolarità; le infermiere, gli insegnanti, i camionisti, le famiglie. La composizione varia a seconda che si tratti di un giorno feriale o di un sabato. La crisi e le difficoltà economiche non permettono più di perdere salario e reddito ma tutti vogliono contribuire magari semplicemente con la loro presenza.

Simultaneamente sul terreno si innesca un processo articolato di blocchi strategici dei punti nevralgici come le raffinerie ed i porti, d’azioni di tipo “mordi e fuggi” sui centri commerciali, le piattaforme logistiche, i depositi di carburante, le autostrade….
Queste innumerevoli azioni nel tessuto metropolitano che si integrano nel lungo corollario di manifestazioni dimostrano che non si tratta di uno sciopero delegato o per procura, tutti hanno voglia di partecipare, per fare un picchetto davanti ad un aeroporto, per un’operazione di pedaggio gratuito. Le forme di lotta riprendono certi temi ludici inventati nelle lotte altermondialiste come il tentativo di murare l’ingresso della sede Ump (il partito del presidente); e ci sono molteplici collette spontanee per sostenere gli scioperanti strategici.

E poi in questa articolazione c’è l’opportunismo che viene messo in atto per aggirare l’ostacolo dello scontro frontale, come l’invenzione degli scioperi a rotazione in cui lavoratori si danno il turno per mantenere più a lungo la mobilitazione senza perdere troppo salario, o quello di bloccare licei ed università solo nei giorni di mobilitazione in modo da non spezzare la continuità accademica, oppure fare manifestazioni il sabato che permettono di partecipare a quelli che non possono far sciopero in settimana.

Si tratta di un Movimento polifonico e composito che rompe completamente gli schemi precedenti.

Una lunga mobilitazione semi-permanente, un rumore di fondo insurrezionale certo di bassa intensità, salvo comunque certi momenti in cui le “banlieues” si fanno avanti, ma fatto di azioni trasverse che permettono a persone di qualsiasi età o professione di partecipare, come

scrive Libé, e che qui ha ricordato certi aspetti dell’autunno caldo italiano del ’69.

Ma la grande differenza col ’69 è che la lotta si è spostata dalla fabbrica verso il territorio metropolitano.

Una conferma clamorosa che la nuova fabbrica è la metropoli e che mette in luce un’incredibile intelligenza collettiva.

Se in fabbrica tutto girava attorno ad una classe operaia egemonica, nella metropoli c’è una diversa composizione sociale di un movimento dalle mille sfaccettature con forte presenza dei lavoratori cognitivi di una nuova classe media.

Le nuove generazioni della classe media sono uno dei target principali delle politiche dell’attacco al lavoro con la precarizzazione, la compressione dei salari e la riduzione del welfare. Vengono spinti sempre più lontano in periferia, salvo quelli il cui patrimonio familiare permette loro d’installarsi nei vecchi quartieri operai dell’est parigino. Abitandoci da più di vent’anni ho assistito alla trasformazione di questi quartieri ed all’arrivo di queste generazioni di BOBO- Bourgeois Bohème, borghesi un po’ alternativi che comunque hanno più simpatie per i movimenti ecologici che non per Sarkozy con le sue venature di populismo berlusconiano.

L’altra dimostrazione chiara è il fatto che la moltitudine rompe l’accerchiamento; Sarkozy si era permesso di proclamare alcuni mesi fa che quando in Francia c’era uno sciopero nessuno ormai se ne accorgeva. Pensava ovviamente che l’attacco al reddito, la crisi e la precarizzazione galoppante avrebbero definitivamente reso impossibile gli scioperi prolungati della fascia sempre più ristretta dei lavoratori salariati a tempo indeterminato sempre più sotto stress e minacciati d’espulsione.
Questa nuova classe media precarizzata e in via di proletarizzazione risponde attaccando sul piano e sul terreno che le sono congeniali, sul territorio metropolitano: i punti nevralgici, i granelli di sabbia che bloccano il complesso marchingegno del biolavoro…

A partire dal momento in cui gli studenti hanno cominciato a mobilitarsi è apparso chiaro che ormai il movimento non era più spinto solo dal rifiuto della legge sulle pensioni ma che costituiva una cosciente opposizione all’attacco generalizzato portato dal governo locale in nome dell’oligarchia capitalistica globale ai livelli di vita se non alla vita direttamente; ne possiamo dedurre che la promulgazione della legge in questione non può annientare questa presa di coscienza…

Di tutto ciò i sindacati, e sopratutto le due grandi centrali CGT et CFDT non hanno capito nulla, non hanno controllato le dinamiche del movimento, non hanno ottenuto nulla se non uno schiaffo fisico e morale da parte del potere col quale banchettavano all’Eliseo pochi mesi fa per preparare ed attuare la liquidazione progressiva del resto del movimento sindacale storico o emergente (per esempio: FO Force Ouvrière rappresentativa dell’aristocrazia operaia del dopoguerra e SUD più recente e con una posizione legata all’estrema sinistra istituzionale ma anche altre centrali) per i 30 denari dell’esclusività nella mediazione sociale. Sono molto inquieti per il loro futuro ed hanno ragione ad esserlo a mio parere.
Certo, anche nel pieno discredito o indifferenza della base, detengono ancora l’infrastruttura ed i mezzi finanziari che hanno loro permesso di fischiare l’inizio e la fine partita; ma l’arbitraggio è stato inesistente ed il pubblico ha invaso il campo.

Il potere pensa di essersela cavata non troppo male: sicuramente non ha capito molto del movimento ma ora che la legge è promulgata spera che tutto torni come prima e poi è una vittoria che consolida lo zoccolo duro della destra in vista delle elezioni del 2012.

Il movimento ha trasmesso segnali tangibili di una svolta che si annuncia come importante e forse di fase, dove le dinamiche d’organizzazione si configurano come completamente nuove rispetto al passato.
Quello che resta, quello che conta è l’esperienza delle pratiche reticolari ed il desiderio di farne parte, la verifica della capacità a mettere in movimento rapidamente dinamiche nuove e paralizzanti. Una coscienza che i congegni trasversi e talvolta trasgressivi, sono essenziali e senza dubbio la conferma che il luogo di produzione è la metropoli ed è li che si gioca la nuova partita.

Mi viene in mente qui un’immagine della rappresentazione “live” della rete mondiale: un’immagine pulsante del flusso d’informazione in un organismo che evocava irresistibilmente il funzionamento di un cervello umano.
Ora nasce cosi il comune in quello che propongo di definire come biohypermedia: organismo vivo fatto di informazioni multimediali non lineari che veicolano affetti sentimenti volontà desideri. Produzione umana che si incarna si diffonde si trasmette in mille modi e forme tramite miliardi di dispositivi tecnologici reticolari materiali ed immateriali: mobili, diversificati, talvolta non omogenei.
Non sarà invece sentita la necessità di organizzazione, stabile/statica, localizzata, rappresentativa a cui delegare, non c’è più avanguardia, non c’è più l’egemonia operaia; ovviamente lo scollamento dei sindacati dalla società si approfondirà, lo stesso vale probabilmente per la rappresentazione politica partitica, qui nessuno crede che le cose miglioreranno molto se la socialdemocrazia vincesse le elezioni, non c’è nessuna consistenza nel discorso del PS e tutti hanno in mente che uno dei suoi due candidati probabili, Dominique Strauss Kahn, è il presidente dell’FMI.

Più difficile prevedere come e quando questo movimento possa riemergere con questa ampiezza e sopratutto prendere un’iniziativa autonoma specialmente adesso che, per riprendere la metafora sindacale, l’arbitro è suonato.
Certo la microconflittualità diffusa aumenterà d’intensità, sui luoghi dell’espulsione dal lavoro o del lavoro nella sofferenza, nelle banlieues in sommossa, nei luoghi del welfare sacrificato: gli ospedali, le scuole, università

Ma ogni mese ogni settimana ogni giorno porta il suo contributo al nuovo quadro: anche Londra si muove , sebbene solo qualche giorno fa i media del potere anglosassone abbiano trattato il movimento francese come un’effimera ultima lotta d’onore di un paese in declino.

Per concludere il nuovo biohypermedia vivente della moltitudine ha clamorosamente affermato la sua esistenza e la sua vivacità. Questa fase gli ha permesso di fare un salto di qualità, ma anche quando la tensione si abbassa continua a vivere: si diffonde, si arricchisce, si potenzia, si espande; vive una vita sua, autonoma, che nessuno può controllare od arrestare; le congiunture, situazioni, opportunità che il biocapitalismo prepara per noi lo riattiveranno ed allora forse non ci sarà più bisogno di catalizzatori obsoleti per costruire il nuovo…

 

 

 

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