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Toma la huelga. Considerazioni sullo sciopero generale in Spagna

Posted By Matteo On March 31, 2012 @ 3:57 pm In Articoli,Italiano | Comments Disabled

di RAUL SANCHEZ CEDILLO e DARIO LOVAGLIO

Il 29 marzo ha avuto luogo il primo sciopero generale in Spagna contro il governo Rajoy. Lo sciopero si è svolto in una settimana decisiva per il futuro immediato della battaglia contro l’austerità. Le elezioni del 25 marzo in Andalusia sono state il vero banco di prova, dal momento che la loro posta in gioco era la fine dei 30 anni di governo ininterrotto dei socialisti nella regione autonoma più popolata del paese. Vincere in Andalusia significava rompere con le elezioni lo stigma di una destra latifondista, primitiva, oligarchica, parassitaria, dispotica e anti-sociale. Ma soprattutto  serviva per eliminare il principale ostacolo contro il potere assoluto del PP in tutte le aree della rappresentanza politica, in particolare nelle comunitá autonome dotate di una notevole autonomia nella gestione en ella programmazione del welfare, soprattutto salute ed istruzione. Tuttavia, l’evidenza del imminente disastro che avrebbe portato alle politiche del PP nella comunità che fabbisogna di maggiore spesa in servizi pubblici ha mandato in frantumi i piani di Rajoy: nonostante il loro candidato abbia vinto le elezioni non dispone della maggioranza assoluta per governare, mentre i socialisti hanno la possibilità di mantenere il governo in coalizione con Ezquierda Unida che ha raddoppiato i suoi voti.

Rajoy ha sentito l’obbligo di presentare la riforma del lavoro a  Bruxelles il 10 febbraio, a pena di blitzkrieg finanziaria. Poi ha condotto la sua guerra blitzkrieg “di serie” contro il diritto del lavoro attuale e il ruolo dei sindacati segnando la fine della concertazione dindacale e della sua valenza negli accordi aziendali, legalizzando il libero licenziamento per motivi di declino degli utili delle società in tre trimestri consecutivi e riducendo drásticamente l’indennità di licenziamento. I due principali sindacati, UGT e CCOO, ricevono cosí un colpo ben assestato allo stomaco e cercano una chirurgia d’urgenza convocando le prime 24 ore di sciopero generale contro il Partito Popolare il 29 marzo.

In attesa dei risultati delle elezioni decisive in Andalusia e dello sciopero generale, Rajoy aveva ritardato l’approvazione del bilancio generale 2012 (garantita dalla sua maggioranza assoluta in entrambe le camere, che deve concretizzare i tagli brutali della spesa pubblica per ridurre di 3 punti il disavanzo pubblico e soddisfare Bruxelles).

Nel mezzo, lo sciopero generale è stato presentato come un punto di condensazione di vettori e processi distinti. Quali sono stati il risultati?

1. In primo luogo, lo sciopero doveva provare, finché sia vigente il diritto allo sciopero (generale), che i due maggiori sindacati sono in grado di resistere al governo Rajoy e raccogliere intorno a sé tutta l’opposizione sociale e politica contro le attuali politiche di austerità imposte dalla crisi.

2. Lo sciopero generale è stato assunto dalle realtà nate e che continuano a proclamarsi come 15M come un momento di “trabocco” del potere e dei i limiti della protesta sindacale, come un momento preparatorio alle giornate del 12-15 maggio prossimo. «Otra huelga», «huelga del 99%», «toma la huelga», etc. erano gli slogan da questo punto di vista.

3. Allo stesso tempo, lo sciopero generale doveva servire termofotografía di accettabilità e/o della rassegnazione sociale rispetto ai “piani di risanamento fiscale” e della sostenibilità alla “via spagnola” verso la dittatura finanziaria sotto il dominio schiacciante della destra del PP.

 

Una moltitudine di moltitudini

Una moltitudine di moltitudini é il titolo del video-riassunto della giornata dello sciopero generale a Barcellona editato da una emittente televisiva in digitale autogestita, un titolo che riassume con efficacia questa giornata. Uno sciopero che eccede la dimensione sindacale della convocatoria e che esprime con decisione il dissenso rispetto alla nuova riforma del lavoro, ma che soprattutto afferma l’indisposizione della composizione sociale alle forme di rappresentanza negando con determinazione qualsiasi possibile rettifica della riforma.

La convocatoria rivolta ai precari, ai migranti, alle donne, ai disoccupati, agli studenti, ai pensionati, agli sfrattati -il cosiddetto sciopero del 99%- diventa ingovernabile nello sciopero selvaggio dove militanti e sindacati minoritari -principalmente CGT e CNT- si mescolano nella moltitudine ed in forme piú o meno organizzate che, nell’arco di poche ore, mettono in scacco la città.

Partiamo da un dato: non c’era una manifestazione durante lo sciopero di Barcellona ma tre convocatorie distinte e sovrapposte: la convocatoria sindacale, quella dei sindacati “di base” e quella del movimento. Ogni luogo ha assunto dei tratti strategici, ma ancora una volta è verso le 17:00 da Plaça Catalunya che lo sgombero manovrato dal Consigliere degli Interni Felip Puig aziona il movimento che sconvolge completamente la metropoli, il rituale dei poteri forti si ripete con le stesse modalitá dell’anno scorso ma sono le coordinate del movimento ad essere trasposte su un altro piano, infatti gli incidenti di Valencia del mese scorso avevano gia buttato le basi per un’azione repressiva come annunciato dallo stesso Ministro degli Interni del PP Jorge Fernández Díaz, che aveva giustificato in quell’occasione l’azione repressiva accusando il 15M di aver insultato impropriamente e offeso con violenza le forze dell’ordine. La logica dei buoni e dei cattivi filo-governativa prova a ripetere la stessa strategia a Barcellona ignorando la maturitá e l’alto grado di politicizzazione sociale: una volta caricata la piazza infatti la cittá si trasforma in un vero e proprio campo di battaglia, ma non si tratta soltanto di gruppi isolati piú o meno professionisti della violenza di piazza ma di una moltitudine indistinta che partecipa in diversi modi alla difesa della Piazza, basti pensare che dietro le barricate migliaia di persone erano decise a non indietreggiare e mantenere la propria posizione. Il moralismo che piú volte caratterizza questo genere di situazioni sia nel dibattito interno ai movimenti che in quello dei media non regge piú e il conflitto diventa l’unica opzione possibile, El país stesso, il quotidiano piú letto in Spagna, il giorno successivo celebra la riuscita dello sciopero piuttosto che dividere il movimento in buoni e cattivi, la gravitá dei tagli e le condizioni esistenziali sono talmente presenti nelle vite di ognuno che questa distinzione salta, come appunto salta la distinzione tra lavoro e vita.

Se le moltitudini ingovernabili diventano soggetto politico allo stesso tempo le strategie del governo sono adattate su questo piano dello scontro con alti rischi, l’uso dei proiettili di gomma, i gas e gli infiltrati sono gli strumenti dei quali si dota la controparte, ma anche in questo caso la rete e la solidarietá sociale hanno costruito degli anticorpi altrettanto efficaci, non è banale infatti trovarsi davanti ad una ventina di poliziotti in borghese scappando da un linciaggio di massa, il tutto filmato da camere e smartphone.

Bisogna riconoscere ai sindacati minoritari una certa sensibilitá rispetto ai temi del movimento ma soprattutto sul piano organizzativo, infatti molte delle azioni dispiegate nell’arco della giornata li hanno visti protagonisti e capaci di intercettare quell’urgenza del conflitto senza un punto di vista ideologico ma che li ha visti direttamente rivolti al movimento. Mentre una parte dei partecipanti allo sciopero sfilava con i sindacati maggioritari che in maniera piuttosto ambigua avevano bloccato il Paseo de Gracia con un camion dove i vari delegati appaudevano il sucesso dello sciopero, a pochi metri più in basso una composizione eterogenea agiva il conflitto nella metropoli senza nessun timore. L’elemento sorprendente dello sciopero di Barcellona infatti è stato quello di una certa naturalizzazione dello stato di eccezione, in altri termini dell’assimilazione della condizione permanente dello stato di eccezione: non si criminalizza più, bisogna decidere da che parte stare.

Senza ombra di dubbio il nono sciopero generale spagnolo dalla costituzione segna con forza la sfida dei prossimi appuntamenti del 12 e del 15 maggio, dove queste nuove alleanze metteranno all prova non solo il grado di maturitá acquisito nelle lotte ma anche la loro capacitá di tradurre quest’ultime in programma.


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