Al proletario (Au prolétaire)
di GUILLAUME APOLLINAIRE
Prigioniero innocente che non sai cantare
Ascolta lavorando mentre taci
Fra i colpi degli arnesi rumori elementari
Che scandiscono nella natura un lavoro severo e buono
La tramontana incolpevole e pura o la brezza di maggio
Dalla maligna officina soffiano i fumi
La terra ti nutre con amore dei suoi raccolti
Ecco l’albero della scienza che maturò la rivolta
Il mare e le sue nenie cullano i tuoi annegati
E fuoco vero fuoco la meravigliosa stella
Per te brilla di notte tacita speranza
Esse tutte incantano fino a giorno illividite d’intorno
Dove per il pane quotidiano penano i figlioli
Della fatica non sanno che il suono grave dell’omega
Non va più cara la chiarezza delle stelle
Del tuo sangue della tua vita proletaria delle tue midolla
Tu partorisci sempre dalle tue reni vigorose
Figli come déi quieti e infelici
Dei dolori del domani la tua figliolanza è gravida
E laide di lavoro le tue donne sono sante
Pudiche delle loro mani frustre della loro carne nuda
Le tue pulzelle vorrebbero dolci delicatezze ingenue
Quelle di mani inguantate più bianche delle loro
E andandosene gioiose di sera alla mala ora
Ora sai che sei tu in persona a fare la bellezza
A nutrire gli umani in città colpevoli
Poi talora fantastichi di alcove divine
Quando triste lasci il giorno dentro cavità metallifere