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Benvenga maggio! Verso il Globalmay 2012

 

di ANDREA FUMAGALLI e CRISTINA MORINI

Anche questa volta, il nostro maggio dovrà fare a meno del  vostro coraggio.  Ci prenderemo da soli cura delle nostre vite e andremo avanti. Ancora una volta, è primavera conclamata e abbiamo voglia di futuro. Ancora una volta, ci batteremo contro il violento potere repressivo della svolta autoritaria espressa dai vostri mortiferi apparati. Non abbiamo alle spalle un anno tranquillo. In Europa, la recrudescenza della crisi economica ha avuto effetti disastrosi sull’occupazione, con un ulteriore allargamento della precarietà.  Solo in Italia, si sono persi più di 500 mila posti di lavoro, il tasso di disoccupazione ha raggiunto i livelli massimi da 20 anni a questa parte, quello relativo alla disoccupazione giovanile ha superato il 30%. La situazione nel resto d’Europa non è migliore. Il Pil greco è calato del 7,2%, rendendo di fatto vani gli enormi sacrifici imposti dalla troika europea alla popolazione greca per la riduzione del rapporto debito/Pil. La Spagna sta pagando duramente in termini sia occupazionali che sociali gli effetti perversi della cura neoliberista che i potentati economici e finanziari europei si ostinano a proporre. Si prospetta un’ulteriore aumento del 30% di insolvenze sui mutui delle case, la bolla della speculazione edilizia si allarga con un milione di appartamenti sfitti lungo le coste. Nell’ultimo mese, anche la situazione di Francia e Olanda appare a rischio. Il contagio di una  “lunga depressione” economica si fa sempre più concreto: esso è già in atto.

Le gerarchie economiche e politiche si sono consolidate dopo un trentennio di “pensiero debole” delle forze politiche e sindacali di “sinistra”. Ma sono state anche costrette a uscire allo scoperto. Hanno smesso di fare i “pupari” dietro le quinte e hanno mostrato tutta l’evidenza del loro volto coercitivo e repressivo, imponendo governi “tecnici” che di fatto commissariano ed esautorano direttamente le forme della democrazia “formale”. Il caso dell’Italia e della Grecia lo mettono in luce in modo inconfutabile.

Eppure, nonostante la violenza feroce di questo meccanismo, siamo in presenza di forme variegate di “tenuta” e insieme di potenziale ripresa della conflittualità sociale. A partire dalla Spagna, con le acampadas di Puerta del Sol a Madrid, iniziata il 15 maggio dell’anno scorso, è cominciata una presa di parola collettiva e transnazionale che si è via via diffusa su entrambe le sponde dell’Atlantico. Si sono create importanti esperienze di reti transnazionali a livello europeo, come ad esempio l’Hub-meeting 1.0 e 2.0,  sorto a metà settembre a Barcellona, in vista della giornata di lotta del 15 ottobre. Collegamenti, coordinamenti, contatti, iniziative, che si sono incrociati con le scadenze nazionali, soprattutto a sostegno della generosa lotta sociale che si è sviluppata in Grecia, il primo paese europeo a fare da cavia alle politiche di austerity dettate dalle oligarchie finanziarie. In Italia, la rete degli Stati Generali della Precarietà, nell’ultimo incontro di Napoli, ha proposto una piattaforma precaria, su cui innestare un processo virtuoso di ricomposizione delle diverse lotte in atto sul territorio nazionale, in vista di una possibile indizione dello sciopero precario.

In contemporanea, oltre Atlantico, a Zuccotti Park come a Oakland, si sono sperimentate nuove forme di resistenza e di lotta che ci piace pensare anche come un recupero della gloriosa tradizione che ha le sue radici nel movimento wobbly, tramite prove di sciopero generale (Oakland), unite a forme di esodo e sottrazione dalle imposizioni dei mercati finanziari, che sono culminate nell’occupazione di piazze e strade.

Questo mese di maggio, il GlobalMay (i 20 giorni che potrebbero sconvolgere il mondo e l’Europa), rappresenta un momento di intersezione e capitalizzazione dei diversi rivoli di conflitto che si sono generati negli ultimi mesi. Per la prima volta, il Primo Maggio (MayDay) diventa giorno di sciopero generale negli Usa, riprendendo e allargando quanto già si era prodotto con le lotte dei migranti nelle MayDay degli anni passati. In Europa, La MayDay parade prenderà corpo, il 1 maggio, in molte citta (oltre Milano, Lisbona, Berlino, Amburgo, Vienna, Porto, Chicago, Oakland, Miami, New York, Toronto).

Sabato 12 maggio sono in programma manifestazioni nelle principali piazze europee. Iniziative sono indette per il 15 maggio (primo anniversario della discesa in campo del movimento “Indignados/Occupy/Take the square”) che culminerà nel weekend del 17-19 maggio con una serie di appuntamenti a Francoforte, sede della Bce, tese a bloccare il distretto finanziario venerdì 18 maggio in vista di una grande manifestazione europea il sabato.

C’è un filo rosso che unisce queste manifestazioni e queste azioni. Un filo rosso che tiene insieme non solo le resistenze ma anche le proposizioni. Un filo rosso che è necessariamente comune tanto quanto è univoca e comune la politica che il neoliberalismo tenta di imporci. Le diverse politiche di austerity si basano infatti sull’identico copione. Lungi dal voler controllare e limitare l’attività speculativa attraverso le politiche di riduzione del debito e con la messa a disposizione del sistema creditizio finanziario di enormi somme di liquidità (più di 1000 miliardi di euro negli ultimi tre mesi, con riferimento alla sola Europa. Oggi l’Agenzia del salvataggio delle banche fa arrivare una nuova richiesta: altri 400-500 miliardi di euro per rendere più solido il mercato creditizio), le politiche dei sacrifici imposte ai poveri hanno l’unico obiettivo di garantire e di assicurare il pagamento degli interessi sul debito e a incrementare ulteriormente il potere della finanziarizzazione sulle nostre vite. Per questo, in tutte le piazze, si lotta per il diritto all’insolvenza, la rinegoziazione e la parziale cancellazione del debito, soprattutto se illegittimo (default controllato), al grido “non un euro alle banche”.

In tutti i paesi europei, le politiche di austerity sono volte allo smantellamento dello stato sociale e all’aumento dell’imposizione fiscale, soprattutto tramite tasse regressive (come l’Iva o l’accisa sulla benzina). Noi, di contro, chiediamo e pretendiamo un nuovo welfare, reddito di base incondizionato e accesso ai beni comuni materiali e immateriali, in primo luogo libertà di circolazione dei migranti e il sapere libero contro i diritti di proprietà intellettuale.

In tutti i paesi europei, si varano riforme previdenziali a favore di una privatizzazione dei sistemi pensionistici, con l’aumento dell’età pensionabile, per fare “cassa”.  E parallelamente, con una manovra a tenaglia, s’interviene sul mercato del lavoro, aumentandone la precarizzazione, il ricatto, la subalternità, riducendo sempre più i pochi diritti oggi esistenti. Noi rispondiamo con la convinzione che oggi l’unica riforma possibile del lavoro passa dalla garanzia di reddito, dall’introduzione di salari minimi, dall’allargamento delle garanzie contrattuali, dalla riduzione delle tipologie contrattuali, dall’aumento dei salari, nel nome non del diritto al lavoro, ma del diritto alla scelta del lavoro.

In tutti i paesi europei, nel nome dell’emergenza economica, l’idea stessa di democrazia, intesa come partecipazione attiva della cittadinanza alle scelte di governo, è oggi grottesca. Con la firma del Fiscal Compact, l’accordo a livello europeo, firmato lo scorso 31 gennaio 2012, relativo all’imposizione di norme restrittive di rigore sul rientro del debito pubblico, si interviene direttamente sulle costituzioni nazionali, imponendo scelte forzose di politica economica (nel nome del pareggio di bilancio), di chiaro segno liberista e contro qualsiasi tentativo di proposizione di politiche sociali progressiste. I centri di poteri sovranazionali (dalla Bce alla Commissione Europea sino al Fmi) sono sempre più strumenti degli interessi di quell’1% che governa e subordina il restante 99%. Non vi è più spazio per il riformismo keynesiano del XX secolo. Il riformismo è morto. Solo una nuova consapevolezza e nuovi strumenti di conflitto possono oggi diventare gli attrezzi per la costruzione di nuovi rapporti di forza. La crisi economica ha, infatti, messo a nudo, impietosamente, come le forme della governance finanziaria, troppo spesso descritta come esito di scelte individuali libere,  in realtà nasconda dispositivi coercitivi di stampo dittatoriale. L’ideologia meritocratica dell’individualismo proprietario, che tanto ha impregnato anche la cultura di sinistra, trascinando drammaticamente con sé parti di noi, nell’esplicarsi del paradigma del biocapitalismo, oggi svela finalmente il suo volto mostruoso.

UniNomade 2.0 intende, con un dossier che apriamo da oggi, dare visibilità e connessione alle lotte del maggio 2012, mappando le iniziative che si svilupperanno, con la pubblicazione dei documenti di convocazione e delle analisi che provengono dalle diverse realtà del contesto internazionale.

Le giornate del Global May rivestono un significato particolare. Ancora di più di quanto accadde ai tempi di Seattle e Genova 2001, pur con i limiti del caso, esse rappresentano, sia nella fase dell’elaborazione che della costruzione, il primo tentativo globale di dare avvio a un processo costituente che si è finalmente liberato dal feticcio delle sovranità nazionali. Cominciamo da qui, allora. Partiamo dalla MayDay 2012: “You can cut all the flowers but you cannot keep spring from coming”. Ancora una volta, benvenuto, maggio.

 

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In questo allegato, presentiamo i documenti principali che hanno indetto alcuni degli appuntamenti principali del GlobalMay europeo, partendo dalla MayDay sino alle giornate di Francoforte del 17-19 maggio, passando per le date del 12M e 15M. Sui diversi siti è possibile avere informazioni più dettagliate:

www.globalmay.org

http://precariousworkersbrigade.tumblr.com/

http://www.may12.net/

http://12m15m.acampadadebarcelona.org

https://sites.google.com/site/acciones12m15m/

http://occupy.ch/12m/

http://www.ru12m.org/

http://international.democraciarealya.es/12m/

http://www.dazwischengehen.org/

http://www.globalproject.info/it/tags/versofrancoforte/community

http://www.precaria.org

http://connessioniprecarie.org

http://scioperoprecario.org

http://indipendenti.eu

 

 

  1. 1.   MayDayParade. Documento di convocazione della MayDay a Milano.

Versione italiana

Uno spettro si aggira per il primo maggio: è lo spettro della MayDay.

E’ stato un anno di transizione, che con la perenne emergenza della crisi, ha portato a dei cambiamenti strutturali sia sul piano della politica che su quello economico sociale. Non è necessario fare un lungo elenco, basta ricordare il golpe bianco dettato dai potentati finanziarie con l’instaurazione di un governo tecnico, che – politicamente – sta facendo in pochi mesi ciò che a Berlusconi non era riuscito di fare in anni di (mal)governo. 80 miliardi di finanziaria stanno strangolando l’economia italiana, in nome del pagamento degli interessi alle banche e della finanziarizzazione della vita (smantellamento della previdenza pubblica, ulteriori privatizzazioni del patrimonio pubblico e comune, pseudo liberalizzazioni). Una finanziarizzazione della vita che oramai è un tutt’uno con la precarizzazione della vita. La controriforma del mercato del lavoro, che un parlamento bulgaro, senza opposizione alcuna e con la complicità delle forse di centro-sinistra, sta promulgando, completa definitivamente il disegno di totale subalternità del lavoro e della popolazione agli interessi di pochi speculatori, così come l’inserimento dell’obbligo di pareggio di bilancio nella Costituzione completa il processo di asservimento della politica agli interessi finanziari.

Ed è in questo declino, che con il passare degli anni, alcuni aspetti della mayday si sono trasformati. Nata e cresciuta come tribuna di denuncia e luogo di auto-indagine e narrazione, la MayDay si è via trasformata in un luogo di riconoscimento e autorganizzazione. E, a partire dall’anno scorso – l’anno della Grande Trasformazione – si è trasferita nelle pratiche di tutti i giorni, di lotta di denuncia, di elaborazione e di relazione. Non più pratica di un giorno, ma continuum dell’insorgenza precaria, non solo a livello nazionale, ma sempre più a livello internazionale. Quest’anno decine saranno le Mayday nel mondo E dopo l’incontro dell’Hubmeeting 2.0 svoltosi a Milano decine di città hanno deciso di coordinare i propri sforzi per creare venti giorni di mobilitazione globale contro la crisi, la finanza mondiale, la precarizzazione. Il primo maggio di quest’anno le Mayday di Lisbona, Berlino, Bochum, Vienna, Porto, in Europa, di Chicago, Oakland, Miami, New York, Toronto nel Nord America lanceranno le mobilitazioni che termineranno nelle giornate di Francoforte del 17-19 maggio, dopo aver attraversato le piazze del 12 e 15 maggio: i venti giorni che potrebbero sconvolgere l’Europa e il Mondo.

Le pratiche di azione che qualche tempo venivano agite nel countdown della Mayday oggi si sono generalizzate. Percepiamo un ribollire continuo che attraversa i luoghi di lavoro ed i territori. Un ribollire caotico e scomposto, alcune volte cieco, altre volte muto, eppure sempre crescente. Nel territorio metro-lombardo sono decine le vertenze che nelle grandi aziende come in quelle più piccole, nei luoghi garantiti come in quelli precari si accendono sempre più tenacemente. Pensiamo che da questo punto di vista la metropoli milanese stia vivendo una situazione particolare, di lenta ma continua crescita.

Nelle ultime settimane questo ribollire ha portato in tante strade la resistenza di lavoratrici e lavoratori allo scippo dell’articolo 18 e alla vergogna della capitolazione dei sindacati confederali.

E’ necessario favorire e ricomporre questa conflittualità differenziata, unire i diversi rivoli per creare un torrente impetuoso e una cascata in grado di travolgere la diga del disegno politico-finanziario che sulla pelle dei precari e delle precarie vuole ribadire e mantenere il proprio potere, la propria ricchezza e garantire la propria perpetuazione. Già la manifestazione del 31 marzo a Milano ha rappresentato un segnale positivo e necessario, anche se non sufficiente per favorire questa ricomposizione sociale.

E’ infatti sulla tematica del superamento della condizione precaria che si gioca la partita. Già da qualche anno la MayDay è ed è stato il momento visibile non solo della resistenza a favore di un illusorio ritorno allo statalismo keynesiano degli anni del dopoguerra ma soprattutto di una capacità propositiva che, grazie alla piattaforma precaria, elaborata nell’ambito del progetto degli Stati Generali della Precarietà, ha fissato alcune indicazioni e proposizioni irrinunciabili e non mediabili:

La condizione precaria è LA condizione del mondo del lavoro e della vita di oggi ed è irrappresentabile dalle forme tradizionali del sindacato confederale, che spesso agita la bandiera della precarietà, in modo strumentale.

La condizione precaria è nomadismo migrante, poiché la condizione lavorativa che, oggi più che mai, rappresenta in modo paradigmatico la condizione precaria è quella del lavoro migrante.

La condizione precaria è trasversale ma non è omogenea e per diventare forza di rottura politico-conflittuale si deve ricomporre.

La ricomposizione e il superamento e della condizione precaria avviene su più livelli:; in primo luogo sul piano delle rivendicazioni di un nuovo welfare come precondizione per modificare le condizioni di lavoro e non lavoro, senza per questo rinunciare di un solo millimetro ai diritti sul lavoro e alla necessità della auto/organizzazione di lavoratrici e lavoratori.

Per questo, rivendichiamo

1) Diritto all’insolvenza. Non un euro in più alle banche. Chiediamo il congelamento sino al non pagamento del debito illegittimo, contratto contro gli interessi sociali ma a vantaggio del potere militare, finanziario, potere di sfruttamento. A tal fine chiediamo che venga instaurata una commissione indipendente per l’audit sul debito pubblico: commissione che sperimentiamo nei tanti comitati, locali e nazionale, per l’audit cittadino.

2) Welfare e saperi per tutte e tutti. Chiediamo l’accesso ai beni comuni, naturali (aria, acqua, energia, territorio) e immateriali (formazione e informazione, conoscenza, socialità, mobilità). Esigiamo la libera circolazione e il libero accesso ai saperi e alla loro condivisione a prescindere e contro l’esercizio dei diritti di proprietà intellettuale.

3) Abolizione della riforma del mercato del lavoro Fornero-Monti. Chiediamo l’introduzione di un salario minimo, la drastica riduzione degli tipologie contrattuali del lavoro, il ripristino dei diritti fondamentali del lavoro (libertà di azione e rappresentanza sindacale, malattia, maternità, ferie, controllo e dell’orario di lavoro, formazione, una pensione ad un’età decente e liberamente scelta) a prescindere dalle forme contrattuali, subordinate, parasubordinate, autonome.

4) Diritto alla casa e alla vivibilità. Esigiamo una sistema di welfare in grado di garantire una vita autonoma in abitazioni dignitose e in un ambiente salubre e non inquinato. Chiediamo sostegno all’affitto, la riappropriazione degli alloggi sfitti, la possibilità di costruire cooperative di abitazioni e di social-housing. Sosteniamo la pratica delle occupazioni degli spazi come forma di liberazione sociale e ci opponiamo a qualsiasi occupazione militare di territori per finalità diverse da quelle stabilite dalla popolazione locale (vedi Val Susa) e a qualsiasi sgombero. Ci battiamo contro la poltica e l’economia dei “grandi eventi”, come Expo2015, dannosi per i territori e per la partecipazione politica e sociale; chiediamo il rispetto dell’ambiente e quindi dei risultati del referendum dello scorso anno su acqua e nucleare.

5) Reddito di base incondizionato per tutte e tutti. Chiediamo un unico ammortizzatore sociale, il reddito di base incondizionato, come remunerazione della nostra vita socialmente produttiva e sempre più espropriata a fini privati. Esigiamo il diritto alla scelta del lavoro e non il solo diritto al lavoro come scelta di libertà e di auto determinazione, contro ogni forma di subalternità, controllo sociale e discriminazione di genere, di orientamento sessuale e di etnia.

E’ con queste parole d’ordine che ci apprestiamo ad attraversare le calde giornate di maggio e a vivere la Mayday e le azioni che la corroborano come un trampolino di lancio per nuove lotte e nuove conquiste.

Le precarie lavoratrici e i lavoratori precari non hanno nulla da perdere, ma solo un mondo da conquistare.

Versione inglese

A spectre is haunting May the 1st – the MayDay spectre.

2012 is being  a year of transition, a year characterized by the deepest level of crisis since 1929, which is leading  to structural changes both in terms of social policy and economic conditions.

To make a long list short, just remember the de-facto “white golpe” dictated by the financial powers, with the establishment of a “technical government”, which, in a few months, is actually putting  into practice what Mr. Berlusconi wasn’t able to concretize in years of (mis)government. 80 billion, mostly taxation-based ,financial maneuver is chocking the Italian economy, in order to guarantee banks about public debt interest payments and, generally speaking, the” financial life-style” (by dismantling public welfare and by privatizing public and common assets in favour of a pseudo-liberalization). “Life financialization” is actually the counterpart of “life precariousness”. The labour market (counter)reform, sustained by a wide majority parliament, without any opposition and with the complicity of the center-left’s political forces, completes the final design of the total subordination of the working population to the interests of a few speculators. Finally, the recent Constitution modification, introducing the compulsory balanced budget, ends the process of political subservience to financial interests.

In this ruining scenario, MayDay has progressively transformed, during the last years.

Born and raised as a complaints/claims forum and as a scene for inquiry and self-narration, MayDay Parade has gradually changed into a spot of recognition and self-organization.

Finally, since 2011 – the year of the Great Transformation – MayDay migrated onto daily practices of fights, claims, processing and reporting. No more one-day demonstration, then, but a  continuum of precarious uprising, both on national and international level.

In 2012 Mayday will spread around the world: during the Hubmeeting 2.0, held in Milan, dozens of cities decided to coordinate their efforts in creating a twenty-day global mobilization against crisis, global finance and ongoing precarization processes. On May the 1st of this year, Mayday Lisbon, Berlin, Bochum, Vienna, Porto, in Europe, Chicago, Oakland, Miami, New York, Toronto in North America will open the May global mobilization that will culminate in Frankfurt on 17-19 May days, crossing the squares of 12 and 15 May: the twenty days that could subvert Europe and the World.

The practices once acted out only during Mayday countdown will become everyday practices. We perceive a continuous conflict across workplaces and territories.

There’s a continuously stirring and boiling scenario, often in a chaotic and disordered manner but nevertheless growing and mounting, day after day. In the Milan metropolitan area there are dozens of mounting conflicts, both in large companies and smaller ones, both between “guaranteed” and precarious workers. In our opinion, Milan is experiencing a very special phenomenon: a slow but steady conflictuality growth.

In the last weeks this has resulted in many episodes of workers uprising  against the modification of the notorious  Article 18 of Workers Statute, while Unions stood in an ashamed silence.

It ‘s necessary to promote and recompose these conflicts, overcoming separations and merging all of these fights in order to create a rushing stream, a waterfall capable of overwhelming the finance-driven political project that, once again, will strike hard the precarious moltitude. The demonstration against debt taht tokk place on March 31 in Milan has already been a positive moment in this sense, but it is still not enough in order to support the needed “social recomposition”.

The game that we’re going to play is focused on the overcoming of the precarious condition. MayDay is (and has been in the last years) not only a moment of resistance against an illusory return to the keynesian statalism of the post-war years, but also and mainly a moment to reclaim, according to the “precarious platform”, developed by General Estates of Precarity project, some guidelines and essential propositions:

  • The precarious condition is the condition of the world of work and existence today and it cannot be representable by traditional forms of trade unions,since those organizations often use the precarity issue in a fully instrumental way.
  • Precarity is a nomadic state of being: migrant labour is a paradigm for the whole the precarious condition.
  • Precarity is a transversal yet inhomogeneous condition, and we need to recompose it, in order to achieve a politically significant and conflictual strenght.
  • Keeping a firm grip on workers’ rights and on the need of their auto-organization, nevertheless only a totally new welfare that deeply modifies the working (and non-working) conditions can be the driver for overcoming precarity.

With these premises, our claims are the following:

1) Right to insolvency. Not even a single euro to banks, starting from now. A debt accumulated in the name of financial speculation, military expenses and anti-social policies is not our debt. So we ask for a debt freezing and for the creation of an independent national debt audit commission starting from the experience of similar local debt audit committee.

2) Welfare and knowledge for everyone. We demand access to common goods, both natural (air, water, energy, land) and intangible (training and information, knowledge, sociability, mobility). We ask for  the people freedom of mobility and for free access to knowledges and their sharing, regardless of and against the exercise of intellectual property rights.

3) Abolition of the Fornero-Monti (counter)reform of labour market. We demand the introduction of a minimum wage, the drastic reduction of labour  contract forms, the restoration of basic labour rights (freedom of action and union representation, illness, maternity leave, control and organization of work, training, a decent and freely chosen retirement age) regardless of contractual forms (subordinate, parasubordinate, autonomous).

4) Right to housing and livelihood for everybody. We demand a welfare system that must provide independent living in decent housing in a healthy, non-polluted environment. We request an economic support for house rental, the  social reappropriation of vacant properties, the ability to build cooperative housing and social-housing. We support the practice of the empty houses occupation as a form of social liberation, and we oppose any military occupation of territories against the auto-determination of local population (see Val Susa) and any eviction. We fight against the crazy logic, either on political and economical sides, of “big events” like Expo2015, squandering  territories and excluding population  political and social participation. We strongly ask for environment-oriented policies and to respect the results of last year referendum on public water and against nuclear power.

5) Unconditional basic income for everybody. We ask a unique social safety system, the unconditional basic income, as remuneration of our lives more and more socially productive and expropriated for private purposes. We demand the right to choose the work and not only the right to work, as a choice of freedom and self determination, against all forms of subordination and social control and gender discrimination, sexual orientation and ethnicity.

These keywords will lead us across the hot days of May. MayDay and its practices will be the starting point for new struggles and new social and political achievements.

Precarious workers have nothing to lose, but a world to conquer.

  1. 2.             Verso il 12 e 15M

Iniziamo a presentare il documento discussoi e lanciato dale reti spagnole e non solo, raccolte dentro: www.globamay.org giovedì 19 aprile con un assemblea internet, a cui hanno partecipato molte realtà del movimenti Indignados e Take the Square.

http://titanpad.com/may12

Versione Italiana

Siamo il 99%

Il 15 ottobre 2011, siamo scesi in piazza in oltre 1000 città di 82 paesi. Abbiamo organizzato e intrapreso i primi passi sulla strada della dignità e del cambiamento globale.

Ciò è successo più di sei mesi fa ma noi continuiamo a voler alzare la voce per far comprendere ai politici e banchieri che in nessun modo ci rappresentano. Siamo uniti nelle nostre richieste: il welfare del 99% deve essere rispettato.

I governi ci potranno rappresentare solo se saranno capaci di seguire la volontà della stragrande maggioranza, non solo di pochi privilegiati.

Siamo uniti, siamo ovunque, siamo dove meno te lo aspetti.

Chiediamo, con fermezza ma senza violenza: giustizia sociale, distribuzione della ricchezza e un’etica del “comune”. Condanniamo la povertà, la disuguaglianza, la devastazione ambientale e la corruzione come strumenti di sottomissione della società da parte dei potenti.

Non ci fermeremo fino a che non raggiungeremo i nostri obiettivi: il 99% si prenderà sempre più  le strade e le piazze finché non avremo voce in capitolo nel mondo in cui viviamo. Noi vogliamo il cambiamento globale.

Torniamo per le strade il 12 maggio, perché diventi ilpiù grande amplificator della nostra protesta..

Perché siamo il 99%, e non siamo di proprietà di politici e banchieri.

Scendiamo in piazza il 12 maggio!

Versione inglese

We are the 99%

On the 15th of October 2011 we took to the streets in over 1000 cities in 82 countries.  We got organized and took the first steps on the road to dignity and global change.

That was more than six months ago yet we continue to have to raise our voices to make politicians and bankers understand that they in no way represent us.  We are united in our demands: the welfare of the 99% must be respected.

Governments only represent us if they follow the will of the vast majority, not just the privileged few.

We are united, we are everywhere, we are where you least expect us.

We demand, firmly but without violence: social justice, wealth distribution and an ethic of commons.  We condemn poverty, inequality, environmental devastation and corruption as tools of subjugation by the powerful on society.

We will not stop until we achieve our objectives: the 99% will take to the streets again and again until we have a say in the world in which we live.  We want global change.

Let’s turn the streets into the world’s biggest loudspeaker on the 12th of May.

Because we are the 99%, we are not owned by politicians and bankers.

Take to the streets on May 12th!

 

Documento di convocazione per le giornate del 12 e 15M da parte del nodo dell’Hub-meeting 2.0, svoltosi a Milano (Italy) lo scorso 31 marzo e 1 aprile

Il 15 maggio 2011 milioni di persone iniziarono un processo di mutamento sociale, dando un segnalo chiaro e inequivolcabile: non siamo  merci nelle mani di politici e banchieri, e rendendo esplicito a tutti che la democrazia rappresentativa è oramai agonizzante.

La classe politica e i vari potentati non hanno capito il messaggio.

Nonostante le crescenti mobilitazioni globali e l’evidente malessere del 99%, queste classi dirigenti continuano ad affrontare la crisi spogliando la ricchezza comune e mettendo a rischio la vita delle persone.

L’oligarchia finanziaria e i poteri economici hanno deciso di cancellare la democrazia, grazie a commissariamenti e golpe bianchi. Ora sono i banchieri che, non più dietro le quinte, ma direttamente dettano legge. E’ tempo che noi, il 99%, prendiamo le redini del nostro destino. Esigiamo un nuovo potere costituente per recuperare la sovranità che ci appartiene (quella umana, non quella nazionale). Perciò, il 12 e il 15 maggio 2012, dopo un anno di lotte, torniamo in strada con esigenze maggioritarie e legittime: ci saranno manifestazioni ovunque e la sperimentazione di nuove forme di sciopero (dal consumo al blocco dei flussi e delle città).

Rivendichiamo 5 punti di umanità contro le misure disumane che in questi mesi sono state imposte. Per garantire il diritto del 99% a esistere, esigiamo

1) Diritto all’insolvenza. Non un euro in più alle banche. Chiediamo il congelamento sino al non pagamento del debito illegittimo, contratto contro gli interessi sociali ma a vantaggio del potere miliare, finanziario, potere di sfruttamento. A tal fine chiediamo che venga instaurata una commissione indipendente per l’audit sul debito pubblico.

2) Welfare e saperi per tutte e tutti. Chiediamo l’accesso ai beni comuni, naturali (aria, acqua, energia, territorio)  e immateriali (formazione e informazione, conoscenza, socialità, mobilità). Esigiamo la libera circolazione e il libero accesso ai saperi e alla loro condivisione a prescindere e contro l’esercizio dei diritti di proprietà intellettuale.

3) No alla precarietà, no alla riforma del mercato del lavoro Fornero-Monti. Chiediamo l’introduzione di un salario minimo, la drastica riduzione degli tipologie contrattuali del lavoro, il ripristino dei diritti fondamentali del lavoro (libertà di azione e rappresentanza sindacale,  malattia, maternità, ferie, controllo e dell’orario di lavoro, formazione, una pensione ad un’età decente e liberamente scelta) a prescindere dalle forme contrattuali, subordinate, parasubordinate, autonome.

4) Diritto alla casa e alla vivibilità. Esigiamo una sistema di welfare in grado di garantire una vita autonoma in abitazioni dignitose e in un ambiente salubre e non inquinato. Chiediamo sostegno all’affitto, la riappropriazione degli alloggi sfitti, la possibilità di costruire cooperative di abitazioni e di social-housing. Sosteniamo la pratica delle occupazioni degli spazi come forma di liberazione sociale e ci opponiamo a qualsiasi occupazione militare di territori per finalità diverse da quelle stabilite dalla popolazione locale (vedi Val Susa) e a qualsiasi sgombero

5) Reddito di base incondizionato per tutte e tutti. Chiediamo un  unico ammortizzatore sociale, il reddito di base incondizionato, come remunerazione della nostra vita socialmente produttiva e sempre più espropriata a fini privati. Esigiamo il diritto alla scelta del lavoro e non il solo diritto al lavoro come scelta di libertà e di auto determinazione, contro ogni forma di subalternità, controllo sociale e discriminazione di genere, di orientamento sessuale e di etnia.

 

  1. 3.             Documento di convocazione per le giornate di Francoforte (17-19 maggio): Blockupy Frankurt

http://blockupy-frankfurt.org/it/frontpage

Versione in italiano

#BLOCKUPY FOR GLOBAL CHANGE!

Convocazione transnazionale alla mobilitazione a Francoforte, 16-19 maggio Solidarietà Internazionale nella nostra lotta comune

 

Stiamo convocando proteste di massa a Francoforte questo maggio contro il regime di crisi dell’Unione europea. Siamo attivisti che rappresentano una moltitudine di movimenti e di lotte di diversi paesi europei e non solo, movimenti che sono aumentati in questi ultimi mesi e anni per protestare contro l’assalto alle nostre libertà, al lavoro e ai mezzi di sussistenza che si è intensificato ferocemente durante questa crisi globale. Abbiamo unito insieme e condiviso le nostre lotte ed esperienze, e ci siamo resi conto che, in una moltitudine di forme locali, stiamo combattendo la stessa battaglia. Come mai prima, i nostri movimenti stanno iniziando a rafforzarsi l’un l’altro: un’opposizione vera e transnazionale sta cominciando ad emergere.

Subito dopo i giorni di azione a livello mondiale, 12 e 15 Maggio, dove protesteremo nei nostri territori, la nostra lotta transnazionale si unirà a Francoforte, il centro europeo del capitalismo globale e il luogo in cui ha origine il disagio e la miseria che la dittatura dei mercati ha causato per milioni di persone.

Stiamo protestando contro il diffuso impoverimento e la negazione dei diritti democratici che si verificano nell’Eurozona come parte di una crisi sistemica globale.

In particolare nella periferia dell’UE stiamo vivendo le conseguenze drammatiche di quella politica spinta dai governi di Germania e Francia e promulgata da istituzioni rappresentative del capitalismo globale: la BCE, FMI, UE, e i loro governi tecnocratici imposti. Milioni di noi sono stati impoveriti e spinti alla miseria dall’austerità e dai programmi di adattamento strutturale, dalla negazione dei diritti dei lavoratori e dalla svendita e privatizzazione dei servizi pubblici, quali l’istruzione, la sanità e il welfare. Siamo sperimentando il saccheggio delle risorse umane e naturali da istituzioni apparentemente democratiche!

Questi processi sono solo il segno più evidente della precarizzazione del lavoro e della vita vissuta in tutta Europa e oltre. Le nostre rivolte sociali, che attraversano le frontiere interne dell’UE, sono espressione di indignazione che agisce fuori ogni forma di politica rappresentativa. Con il fallire della democrazia rappresentativa, noi la lasciamo alle nostre spalle, creando le nostre pratiche democratiche nelle lotte quotidiane contro sfruttamento.

Stiamo vivendo la migrazione globale come un altro chiaro segno del rifiuto di questo sistema transnazionale di sfruttamento, dei suoi confini di regime e delle guerre violente. Stanno devastando la nostra terra e il nostro sostentamento di base. La situazione è urgente: siamo di fronte ad un disastro climatico provocato dall’uomo!

Eppure, in Europa e nel mondo, stiamo anche sperimentando la nascita di movimenti politici che mettono alla prova lo sfruttamento di tutti i giorni la gente e la terra, la frammentazione sociale, la precarizzazione e il razzismo che pretende di dividerci e quindi indebolirci. Creando connessioni tra questi movimenti e rendendoci visibili e potenti, stiamo tentando di praticare una vera democrazia in questo momento.

A Francoforte, abbiamo la possibilità di creare realmente questi collegamenti, e di potenziare le lotte locali a livello transnazionale. Ci sarà il blocco del centro nevralgico del capitalismo globale, imparando da quello che abbiamo visto da OccuparyOakland e dal movimento negli Stati Uniti, che a sua volta ha appreso dalle rivoluzioni in tutto il Nord Africa, in Medio Oriente e dal movimento degli Indignados dell’Europa meridionale. Uniamo i nostri movimenti per continuare la lotta! Non perdiamo questa occasione di imporre l’ordine del giorno per reinventare il nostro futuro comune!

Il 17 maggio occuperemo i parchi e le piazze principali del centro città con le nostre tende per creare spazi di discussione e di scambio. Il 18 maggio avanzeremo da diversi punti verso il quartiere finanziario: la nostra idea è quella di bloccare totalmente la BCE e tutte le alte importanti istituzioni finanziarie a Francoforte per bloccare lo svolgimento della loro attività. Il 19 maggio mostreremo la nostra grandezza in una manifestazione di massa per far sapere che non consentiremo alle nostre società di essere distrutte dalle istituzioni finanziarie.

FOR A TRANSNATIONAL MOVEMENT TO END PRECARITY AND IMPOVERISHMENT! FOR INTERNATIONAL SOLIDARITY, FREEDOM and REAL DEMOCRACY NOW!

#BLOCKUPY FRANKFURT!

16 Maggio – arrivo e azioni nel corso della riunione del comitato esecutivo della BCE

17 Maggio – occupazione del quartiere finanziario, assemblee, programma culturale

18 Maggio – blocco della BCE e delle maggiori banche

19 Maggio – manifestazione internazionale di massa

http://blockupy-frankfurt.org

http://17to19m.blogsport.eu

 

Versione inglese

Transnational call to action in Frankfurt, May 16-19 * International solidarity in our common struggle *

 

We are calling for massive protests in Frankfurt this May against the crisis regime of the European Union. We are activists representing a multitude of movements and struggles from different European countries and elsewhere, who have risen up in the past months and years to protest the assaults on our freedoms, jobs and livelihoods that have become fiercely intensified in the global crisis. We have joined together and shared our struggles and experiences, and we have realized that in a multitude of local forms, we are fighting the same fight. Like never before, our movements are starting to strengthen each other: a truly transnational opposition is beginning to emerge.

Directly following the global action days on 12M and 15M, where we will protest in our own cities and regions, our transnational struggles will join together in Frankfurt, the European hub of global capitalism and the place of origin of the distress and misery that dictatorship of the markets has caused for millions of people.

We are protesting the widespread impoverishment and denial of democratic rights occurring in the Eurozone as part of a global systemic crisis.

In the periphery of the EU we are experiencing the extreme effects of politics pushed for by the governments of Germany and France and enacted by institutions representative of global capitalism: the ECB, IMF, EU, and their imposed technocratic governments. Millions of us have been impoverished and driven to misery by austerity and structural adjustment programs, the denial of labor rights and the slashing and privatization of public services, such as education, healthcare and welfare. We are experiencing the looting of human and natural resources by supposedly democratic institutions!

Yet these processes are only the most evident sign of the precarization of working and living conditions experienced in all of Europe and beyond. Our social uprisings, traversing the internal borders of the EU, are the expression of indignation acting outside every form of political representation. As representative democracy fails, we leave it behind, creating our own democratic practices in everyday struggles against exploitation.

We are experiencing global migration as another clear sign of the refusal of this transnational system of exploitation, its border regimes and violent wars. It is devastating our earth and basic livelihood. The situation is urgent: we are facing a human-made climate disaster!

 

Yet in Europe and beyond, we are also experiencing the emergence of political movements that are challenging the everyday exploitation of people and the earth, the social fragmentation, precarization and racism that pretend to divide and then weaken us. By creating connections among these movements and making ourselves visible and powerful, we are attempting to practice a real democracy right now. In Frankfurt, we have the opportunity to make these connections real, and to empower local struggles on a transnational level. We will blockade a crucial center of global capitalism, learning from what we watched in Oakland and the Occupy movement in the United States, who in turn learned from the revolutions across North Africa, the Middle East and the Indignados of Southern Europe. Let us bring our movements together in solidarity to continue the fight! Let us not miss this opportunity to set the agenda to reinvent our common future!

On May 17 we will occupy parks and main squares in the city center with our tents to create spaces for discussion and exchange. On May 18 we will advance from different points toward the financial district: our vision is a full blockade of the ECB and all the other important financial institutions in Frankfurt to stop their running business. On May 19 we will show our magnitude in a mass demonstration and make it known that we will not allow our societies to be destroyed by financial institutions

FOR A TRANSNATIONAL MOVEMENT TO END PRECARITY AND IMPOVERISHMENT!

FOR INTERNATIONAL SOLIDARITY, FREEDOM and REAL DEMOCRACY NOW!

#BLOCKUPY FRANKFURT!

May 16 – arrival and actions at the ECB board meeting

May 17 – OCCUPY the financial district, asambleas, cultural program

May 18 – BLOCKADE the ECB and major banks

May 19 – MASS international demonstration

http://blockupy-frankfurt.org

http://17to19m.blogsport.eu

 

 

 

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