Lo sceriffo di Nottingham è solo un ladro?

 

di ROBERTO FAURE

Il Governo Monti, col partito di “La Repubblica” in testa, provvedono in questi giorni ad offrire al popolo alcuni nemici pubblici (capri espiatori, nella letteratura greca). Tra questi brilla in primis l’evasore fiscale, col taxista, il farmacista, l’avvocato, il notaio, il compilatore del modello ISEE e altri.

Non è nel novero dei capri il sistema bancario-finanziario. Le banche, le finanziarie e le agenzie di rating, benché abbiano un nome e un cognome e una storia nota per ciascuna, sono escluse dal cupo circo mediatico di caccia al “colpevole della crisi”, il che può far comprendere le ragioni dell’operazione attuata dal Governo dei banchieri.

Difficile credere che nel prosieguo la battaglia contro i capri abbia un qualche effetto, ma ciò sta nella logica giornalistica dell’eterno presente.

Pensiamo invece a noi. L’occasione può essere utile per riflettere su alcuni luoghi comuni della politica contemporanea.

La caccia all’evasore è da decenni uno dei leit motiv del sindacato istituzionale e della “sinistra”, che utilizza un ragionamento lapalissiano e di facile effetto: le tasse sono ricchezza destinata alla publica utilità: ospedali, scuole, etc.; lo Stato non ha fonti di ricchezza adeguate, quindi le può ottenere solo dai residenti nel proprio territorio, in ragione dei servizi garantiti agli stessi e comunque del principio di solidarietà.

Ma se è vero quanto viene vulgato da varie scuole di pensiero economico attuali, e cioè che enormi quantità di moneta vengono create dal nulla dal settore privato; se è vero che, benché in misura oggi assai ridotta, lo Stato stesso crea denaro contante e altra moneta (titoli, credito della Banca centrale), il sillogismo antievasione non torna.

Un solo dato tra molti: “A metà Novecento il contante (cioè la moneta legale stampata dagli Stati, n.d.r.) rappresentava ancora il 30-40 per cento della massa monetaria. Oggi esso non supera  il 2-3 per cento” (L. GALLINO, Finanzcapitalismo, Torino, 2011, Ed. Einaudi, pag.176).

Per non parlare della (altra) immensa quantità di moneta costituita dai titoli derivati e altre diavolerie monetarie (che nel 2010 valgono almeno 6 volte il PIL mondiale), tutte di fonte privata.

Anche restando in  una logica “perbene” sarebbe più che lecito chiedere al Governo di creare moneta o stampare i soldi che gli servono senza rompere più i coglioni ai residenti.

Non si dimentichi il dolore, la noia, le code, la corruzione, il lavoro inutile creato dal fisco italiano.

Perché mai soggetti privati (mai eletti da nessuno) possono creare fiumi di moneta senza rischiare l’arresto, e non deve farlo lo Stato o la UE che è la stessa cosa?

La creazione di denaro è una mega-macchina che mobilità l’attività umana, come la frusta mobilitava i costruttori delle piramidi impedendogli di riposare e di farsi gli affari propri dopo aver finito i lavori agricoli; come la religione mobilitava i crociati.

Il nesso diretto tra quantità di moneta circolante ed inflazione della teoria di Fisher (del 1911) oggi appare un fatto assai dubbio anzi inverosimile, tant’è che enormi quantità di moneta sono create senza controllo giorno dopo giorno, mentre l’inflazione segue con evidenza un corso del tutto indipendente da ciò.

Cosa impedisce allora di abolire le tasse?

A voler restare nella logica sacrificale del Governo e dei suoi (gratuiti?) opinion makers, ci sarebbe ancora da obiettare:

che i grandi capitali, o meglio le finanziarie, ed oggi anche i medi e piccoli capitali (democratizzazione dell’evasione totale) non sono mai residenti, ma battono bandiera delle isole Cayman, di gran moda, o altre bandiere di stati virtuali e sostanzialmente digitali;

che i bilanci (da cui si evidenzia il profitto tassabile) sono quasi sempre falsi e comunque le imprese italiane sono in stragrande maggioranza con saldo di bilancio in perdita;

che il flusso delle entrate tributarie proviene dai “soliti noti”, principalmente i lavoratori dipendenti, i precari, i subordinati in genere; dai poveri, coloro che debbono lavorare per vivere e non possono accedere al diritto all’insolvenza garantito dalla legge alle società di capitali ed alle imprese.

Se dallo Stato i precari non sperano alcuna representation, vorrebbero anche non subire taxation.

Ci vorrebbe troppa ingenuità o disonestà intellettuale per proporre allo Stato (oggi dichiaratamente dei banchieri) di creare moneta rinunciando ai prelievi coattivi; tuttavia l’argomento potrebbe avere ricadute interessanti.

Da un lato, si potrebbe riesaminare l’enorme spazio lasciato alla Lega Nord quale partito di punta della “rivolta fiscale”. Quando nasceva tale pernicioso partito-movimento, la sua principale attrazione era costituita dalla lotta contro le tasse; l’armamentario razzista e poi religioso sono sovrastrutture rispetto al core business dell’evasione ed al suo richiamo popolare.

La nascita della Lega (anni ’90) è successiva alla svolta finanziaria del sistema economico globale, e le considerazione sopra svolte potevano essere già sviluppate allora.

D’altro lato, l’argomento anti-Lega principale (rivelatosi perdente, anzi da autogol) della “sinistra”, in allora, era la denuncia delle velleità anti-tasse della Lega Nord: e se fosse stato un errore?

Fu la propaganda pro-evasione uno degli strumenti principali di consenso dei Governi Berlusconi.

La moralità fiscale e la politica anti-evasione era ed è dichiaratamente un corollario di quel (presunto) farsi-Stato dei partiti della sinistra (PCI in testa) che negli anni ’70 ha condotto all’Unità Nazionale ed altre sciagure del declinante movimento operaio; che oggi dà una immagine impotente della ex opposizione parlamentare del PD.

Una corretta interpretazione dello Stato fiscale sta nella sua effettiva finalità: la tutela del potere del denaro e la creazione artificiale di scarsità.

Lo Stato, come gli altri attori del sistema di potere economico, può (per definizione) creare moneta in abbondanza, e la crea oggi effettivamente per i perniciosi fini che gli sono propri: apertura di credito senza garanzie alle banche private da parte della BCE (500 mld. di euro a dicembre, probabilmente altri 1500 a breve), acquisto di cacciabombardieri F35, TAV, gradi opere inutili, tangenti mascherate da consulenze, etc.

Il crescente prelievo fiscale sui residenti si disvela allora nella sua vera finalità: la creazione artificiale di scarsità, di bisogno, e quindi di potere. Se non c’è bisogno tra i subordinati non c’è potere. Il bisogno crea indebitamento, l’indebitamento è l’origine della moneta. La moneta è monopolio del sistema bancario e finanziario. Un circolo perfetto.

Se vogliamo mettere in comune parte delle nostre risorse, sarebbe meglio farlo con la logica del mutuo soccorso, su cui la comunità aderente ha controllo vicino e diretto, senza “rappresentanti” che poi scappano con la cassa.

E allora, perché non dire oggi chiaramente che lo sceriffo di Nottingham è solo un ladro?